Nel 1977/78 ero studente universitario di Sociologia. In quegli anni di grandi proteste e manifestazioni studentesche ero imprigionato nel tentativo di capire il senso della filosofia economica di Karl Marx e Max Weber due antesignani del pensiero contrapposto del 19° secolo. Ricordo che durante le lezioni del corso di sociologia1, marxisti e cattolici di Comunione e Liberazione si davano battaglia a suon di logiche incomprensibili che incensavano il materialismo storico da una parte e divinizzavano il Capitalismo dall’altra. Due ali di pensiero che avevano la pretesa di generare soluzioni ai forti squilibri sociali ed economici che la rivoluzione industriale aveva portato con sé. Attraverso lo studio e la riflessione, cercavo di trovare una logica alle ragioni dei Cattolici radicali sostenitori del Capitalismo occidentale e degli infuocati Marxisti sostenitori dei blocchi comunisti che ancora resistevano in giro per il mondo. In quel periodo, dove molti giovani come me erano alla ricerca di soluzioni per cambiare le sorti della società, iniziai a farmi una serie di domande per inquadrare il problema. La prima fu: “perché ancora si dibattevano idee ed ideali dell’ottocento quando la storia aveva già ampiamente sentenziato il fallimento dell’applicazione di quelle linee di pensiero ideologico?”. La seconda fu: “ma come mai socialisti/marxisti e cattolici/liberali le due aree di pensiero a cui facevano riferimento i nostri padri costituenti figli della liberazione dal ventennio fascista, erano arrivati a tali forme di dissociazione e contrapposizione degenerativa?”. Provai anche a darmi delle risposte a riguardo ma incominciai a constatare con mano che il rispetto dei principi della Costituzione non esisteva più, soprattutto da parte di quella classe politica che controllava le istituzioni, mentre le leadership economiche ed intellettuali avevano sposato forme e stili di vita basate sulla ricchezza materiale appiattendo tutte le altre espressioni dell’essere umano a mera merce di scambio e di consumo. Dall’altro canto era diventato evidente e scontato che queste due ali di pensiero avevano dei limiti nel dare risposte possibili a problemi come le disparità economiche, le sicurezze occupazionali e del lavoro; le libertà intellettuali e spirituali. Oggi, a distanza di più di 40 anni possiamo constatare il fallimento di quei principi con un futuro che pochi riescono ad intravvedere. Fu proprio in quel momento di forte conflitto sociale e di forte conflitto personale che conobbi l’innovativo pensiero economico di Prabhat Ranjan Sarkarfilosofo indiano che ha dato vita alla teoria socio economica PROUT.

PRO.U.T.è l’abbreviazione diPROgressive Utilization Theory; Teoria dell’Utilizzazione Progressiva ed è una teoria socio-economica esposta per la prima volta nel 1956. Il PROUT è un sistema strutturato di principi guida per l’organizzazione di una società nella quale tutti gli esseri umani hanno la possibilità di sviluppare le proprie potenzialità fisiche, mentali e spirituali.

Da quel lontano ottobre 1978 dove mi fu spiegato per la prima volta che la base di un sistema economico deve in primis garantire il diritto alle minime necessità per tutti, ho continuato a studiare e ad applicare il PROUT alla nostra realtà. In questi anni, assieme ad altri proutisti in giro per il Mondo, abbiamo cercato di tracciare una linea di interesse e di curiosità sull’applicazione di questa teoria che darà certamente un concreto contributo alla risoluzione dei fondamentali problemi dell’Italia e del Mondo. La disoccupazione e i bassi salari che riducono alla povertà milioni di persone pur lavorando, sono a mio avviso un problema facilmente affrontabile se tutti gli stakeholders fossero disposti ad affrontate le debolezze del nostro sistema economico e produttivo. Nei primi anni di studio e di approfondimento di questa nuova proposta, rimasi folgorato dall’idea che la ridistribuzione della ricchezza, poteva non essere più un pensiero utopistico ma necessaria per realizzare una nuova concezione etica dell’economia basata sul principio dell’uguaglianza sociale. Mi fu spiegato con dati alla mano e analizzando la storia del capitalismo moderno, che il fattore scatenate delle depressioni economiche, il vero cancro dei sistemi economici contemporanei è la forte concentrazione della valore della ricchezza nelle mani di pochi. Il sistema Prout considera la ricchezza economica come un valore limitato in base alle risorse disponibili. E’ ovvio costatare, in un ordine di fatti ed eventi naturali, che le risorse in grado di produrre ricchezza sono limitate e se non razionalmente distribuite provocano povertà e squilibri sociali. La storia economica riporta molte volte questo dato empirico; ogni qualvolta si sono verificati forti picchi di concentrazione della ricchezza le crisi economiche hanno prodotto milioni di disoccupati e di poveri.

Il Prout è una teoria completa che va applicata progressivamente dove la socializzazione e gli interessi dell’intero corpo collettivo sono principi fondamentali per la riorganizzazione del sistema socio economico. Se le minime necessità vanno garantite a tutti la socializzazione deve garantire benefici ed esigenze individuali a seconda del proprio merito e responsabilità sociale. L’uguaglianza dei diritti deve coesistere con il principio che governa il mondo e l’universo: la diversità. Non esistono due o più entità, identiche o uguali la legge delle natura è la diversità che si esprime anche nel livello socio economico di ogni singolo individuo. Ciò, però, non deve mai degenerare in appropriazione indebita e accumulo perpetrato per gestire il potere economico che ne deriva, per poi condizionare ed opprimere la società privando il prossimo delle sufficienti garanzie per un equilibrato sviluppo in tutti gli ambiti dell’esistenza: materiale, mentale e spirituale. Questi sono stati i miei primi insegnamenti acquisiti dalla Teoria dell’Utilizzazione Progressiva e che hanno cambiato per sempre il mio approccio con l’economia, il lavoro e la società.

Le politiche di sviluppo basate sulla globalizzazione economica come quelle basate sullo statalismo centralizzato stanno spingendo l’intera umanità in un tunnel di degrado ambientale, sfruttamento e negazione dei più elementari diritti. I continui focolai di nazionalismo, contrapposizione etnica e interessi economici per il controllo delle risorse che si accendono sparsi per il pianeta, danno luogo a continue guerre e conflitti politici e sociali, impoverendo centinaia di milioni di persone.

L’originalità del PROUT consiste nel presentare un modello di sistema socioeconomico basato su Principi Universali. Esso pone l’essere umano parte di un insieme in cui tutte le entità animate e inanimate hanno un ruolo ed un rapporto basato sulla benevola convivenza attraverso la massima utilizzazione delle risorse materiali, mentali e spirituali, impedendone così lo sfruttamento ed il cattivo utilizzo. Ecco perché nelle mie riflessioni e nei miei scritti parlo sempre di Prout. Il cambiamento è progressivo.

Quando conobbi PROUT. I problemi di ieri sono quelli di oggi.

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