A giugno è comparsa su tutti i Media la notizia che in Italia la povertà assoluta ha raggiunto 5.600.000 persone, un milione di poveri assoluti in più nel primo anno della pandemia: da 4,6 milioni nel 2019 a oltre 5,6 nel 2020. Ora, per questa situazione, tutti danno la colpa alla Pandemia ma siamo sicuri che questa analisi sia corretta? NO! Già prima il livello di povertà era elevato, la pandemia l’ha aggravato ma si può dire con certezza che il sistema non era pronto e non è organizzato per contrastare la povertà anzi il contrario.L’altro fenomeno noto è che i più ricchi sono diventati ancor più ricchi. Questo dovrà anche far meditare qualcuno sugli effetti del sistema che governa il pianeta e l’Italia. Per noi analisti proutisti questa è una legge che caratterizza la scienza economica e che scatena le Depressioni Economiche. Quando aumenta la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi il tessuto socio economico si indebolisce e milioni di persone soffrono perché private delle minime necessità. Il PROUT non è una invenzione originale e pittoresca con una visione sui generis dell’economia; è la comprensione dei fenomeni socio economici per come naturalmente la storia dell’essere umano ce la racconta. I dati li dà il giornalista di Fanpage Tommaso Coluzzi che riporta la ricerca di OXFAM. Cosa centra tutto ciò con l’agricoltura?

Analizzando i problemi che ha questo settore primario si può comprendere perché non la pandemia, che è un evento straordinario come un terremoto, una inondazione, ecc., ma i forti difetti del sistema economico sono la malattia, la causa. Il nostro sistema agroalimentare soffre di varie carenze. Abbiamo molte piccole aziende di cui una gran parte non producendo prodotti di eccellenza altamente redditizi ad esempio: vini, radicchio rosso tardivo, qualche prodotto DOC o della filiera biologica , si trovano in difficoltà e rischiano la chiusura. La concorrenza estera sopratutto da Paesi extra UE crea forte pressione produttiva sui mercati locali. Lo sfruttamento del lavoro stagionale è una piaga e crea povertà. Gli sproporzionati ricavi dei mediatori (grossisti) del settore e la grande distribuzione creano aumento dei prezzi dei prodotti al dettaglio e costringono i produttori agricoli a vendere sotto costo. Territori incolti, biodiversità e problema di sostenibilità idrica ed energetica sono emergenze che vanno affrontate subito. In Italia i dati RICA (Rete di Informazione Contabile Agricola), trasmessi alla Commissione Europea ci dicono che tra il 2004 e il 2016 l’Italia ha perso oltre 320.000 aziende (un calo del 38%), mentre il numero delle aziende agricole molto grandi (oltre i 500.000 euro), è aumentato del 21%, e quelle grandi (€100.000 – €500.000) sono aumentate del 23%. Se Governo e enti di categoria pubblici e privati non metteranno mano a questa moria rischiamo non solo la scomparsa di una fetta della nostra economia ma anche un ricambio generazionale che non avverrà mai. Corriamo il rischio di ritornare ad un sistema di proprietà di grandi latifondisti terrieri dove mezzadria, lavoro nero e caporalato hanno già preso piede. E’ vero che sostenere una piccola azienda agricola è in varie parti d’Italia oramai impossibile ma quello di ritornare indietro nel tempo e rifare le stesse lotte per la terra intraprese agli inizi del secolo scorso credo sia cosa che non debba mai più avvenire. Ecco il motivo per cui questa anilisi inizia con i dati sulla povertà.

Eppure le soluzioni ci sono, bisogna avere una visone dell’agricoltura diversa dove l’organizzazione amministrativa sia riferita ad un sistema di Cooperazione Coordinata nella quale siano rappresentati molti piccoli agricoltori. La socializzazione, l’aspetto mutualistico che anche il nostro sistema cooperativo riconosce come prioritario, risolverebbe molti dei problemi di gestione, di produzione e di competitività nei mercati nazionali ed europei. A tal proposito ricorderò sempre l’esperienza di un mio cugino, Nevildo, agricoltore che vive nella Provincia di Cordoba ,in Argentina. Subito dopo il default economico del 2002, la crisi economica aveva messo in ginocchio anche l’agricoltura dei piccoli produttori argentini che già precedentemente faticavano ad essere competitivi con le produzioni estensive delle grosse multinazionali e dei grandi latifondisti locali. La disperazione e la paura di chiudere l’azienda per sempre, era un problema condiviso con decine di famiglie di agricoltori del luogo con i quali ebbero una idea dove tutti furono concordi: “Mettiamo assieme le nostre forze, razionalizziamo la produzione e meccanizziamo raccolti e distribuzione come fanno i grandi e proviamo a salvarci. Insieme possiamo avere più possibilità che da soli”. Dopo meno di due anni di esperienza si presentarono ai mercati delle materie prime per vendere, soya, grano, avena ecc. diventando competitivi con i prezzi delle multinazionali! Una amministrazione equa che permise la distribuzione razionale dei ricavi in base ai capitali: terra, lavoro, investimenti mise tutti d’accordo.

Queste realtà esistono anche in Italia ed è ora che il Governo e lo Stato incentivino la nascita di nuove realtà, per amore della terra, per aiutare i piccoli proprietari, per difendere il mercato da pericolose inflazioni sui prezzi sia alla produzione che al dettaglio che si ripercuoteranno inevitabilmente sulle tavole degli Italiani. Inoltre per accorciare la filiera lo Stato dovrebbe garantire non solo la cooperazione tra gli agricoltori ma anche tra produttori agricoli e aziende agroalimentari di trasformazione dei prodotti. Anche la cooperazione tra aziende di produzione agricole e cooperative di consumatori con l’obbiettivo di diminuire i prezzi di esercizio bypassando i mediatori del settore. Sono coloro che tengono in mano le briglie del mercato sia all’ingrosso che al dettaglio. Ciò porterà dei benefici diffusi a livello locale su tutto il corpo collettivo. Una trasformazione necessaria per salvaguardare il nostro sistema agricolo, pietra miliare del Sistema Italia. Il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dovrebbe vedere come prioritario questo obbiettivo ed i fondi di tale piano dovrebbero servire per creare la formazione, l’organizzazione, le capacità amministrative e le aperture di mercato per questo tipo di forma produttiva e commerciale. Il sistema di Cooperazione Coordinata ideato dal filosofo ed economista Prabhat Ranjan Sarkar attraverso il sistema economico PROUT, potrebbe servire per creare le basi per una formazione sociale e professionale di coloro che per motivi ed interessi di ordine economico, di salvaguardia delle proprie attività lavorative, di benessere sociale per tutti quelli che potrebbero partecipare. E’ fuori di ogni dubbio che ciò porterà ad un aumento della qualità della vita di tutti coloro coinvolti a queste filiere di socializzazione e mutualità dei processi produttivi e distributivi.

Tali trasformazioni dovrebbero essere introdotte considerando 4 fasi formative ed organizzative per arrivare agli obbiettivi sopra descritti. Nella Prima Fase della socializzazione, non dovranno essere sollevate questioni sui limiti e sulle quantità dei terreni che i singoli interessati dovranno mettere a disposizione ma lo Stato in collaborazione con le Associazione di Categoria, dovranno iniziare dei percorsi di Formazione coinvolgendo le piccole aziende agricole per esporre le convenienze, i vantaggi sociali ed economici che una gestione Cooperativa possono dare ai singoli agricoltori. Nella Seconda Fase di realizzazione delle cooperative agricole dovrebbe essere stabilito come e in quale forma i singoli agricoltori parteciperanno al sistema cooperativo. Sarà discusso e messo in funzione un sistema amministrativo che tenga in considerazione terreni, attrezzature e capitale umano (lavoro). In questa fase della gestione cooperativa sarà facile applicare in modo esteso la scienza e la tecnologia all’agricoltura, per aumentare della produzione e la produttività. Il PNRR dà ampio spazio per recuperare fondi a questo proposito. La Terza Fase sarà di consolidamento delle cooperative. Eventualmente della loro espansione che tenga conto di aumentare gli sbocchi di mercato aumentando le produzioni ed eventualmente di accordi con aziende cooperative del settore agroalimentare e/o Cooperative di Consumtori . Anche in questo caso ci sono possibilità di copertura attraverso gli investimenti il PNRR. Nella Quarta Fase della realizzazione del sistema cooperativo non ci saranno contrasti per la proprietà della terra. I problemi agrari saranno risolti. Tutte le disposizioni previste dalla sicurezza sociale riguardo alle minime necessità, salari e ricavi saranno garantiti. Ci saranno ampie coperture sociali e ed economiche in grado di utilizzare al massimo la ricchezza fisica, psichica e spirituale sia dei lavoratori/imprenditori che parteciperanno a questi progetti di trasformazione per tutta la collettività dei territori coinvolti.

Questa trasformazione radicale di sistema, dove gli interessi economici si sposano con quelli sociali, del lavoro, del rispetto della terra e dell’ambiente creeranno forme di imprenditoria dove il profitto camminerà nello stesso binario del benessere e dei diritti di tutti. Sarà un concreto contributo alla rivoluzione “verde” che tutti richiedono nei settori agricolo e agroalimentare.

PER UNA RINASCITA DEL SETTORE AGRICOLO: COOPERAZIONE COORDINATA E P.N.N.R.

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