L’attuazione del programma economico del PROUT ha nella pianificazione decentrata uno dei suoi motori vitali. In Italia infatti è necessario sviluppare un progetto che determini l’arresto dell’erosione del territorio da parte di infrastrutture, iper urbanizzazione, aree industriali e ne guidi lo sviluppo verso un sistema sostenibile che possa garantire una maggior qualità della vita ed un rispetto delle vocazioni storiche e culturali del territorio. Gli strumenti di pianificazione fin ora utilizzati non sono stati in grado di determinare una svolta sulla conservazione e sullo sviluppo sostenibile del territorio, anzi la politica e la cattiva amministrazione spesso e volentieri hanno peggiorato la situazione di erosione e mala gestione delle risorse, talvolta mettendo a rischio l’utilizzo di beni comuni come l’acqua, l’aria, il suolo, le aree verdi o coltivabili. Oggi da più parti si richiama al “NO al consumo del territorio”, “Salviamo il Paesaggio”, messaggi che interpretano una necessità di salvaguardia e di conservazione del territorio.
Le tradizioni e la ricerca dell’identità di un popolo e di una cultura è collegata anche alla preservazione del paesaggio che ci collega alla nostra memoria storica che fu quella dei nostri padri e dei nostri antenati, che nei secoli dei secoli hanno costruito sulle stesse terre, sulle quali noi viviamo, quello che vediamo e percepiamo: le tracce della nostra civiltà.
Quello che invece oggi drammaticamente costatiamo è che la crisi ambientale e la crisi economica derivano da uno stesso problema: una visone distorta del diritto dove la proprietà privata prevale sul bene comune. Tutto ciò assecondato a leggi confezionate dalla politica che sono insufficienti o mal applicate.
Paolo Maddalena già benemerito presidente della Corte Costituzionale nel suo libro “Il territorio bene comune degli Italiani” (edizioni Saggina), interpreta in maniera impeccabile i confini tra pubblico e privato affrontando il concetto di “ius aedificandi”. Il territorio e la sua espressione globale, cioè il paesaggio, vanno messi al centro delle priorità per una rinascita del Paese e per uscire dalla crisi economico sociale e dei valori in cui è sprofondata l’Italia. Perfino se si costruisce una casa va considerato che quell’azione si riversa nel territorio e nella sua funzione di bene appartenete all’intera collettività. Concetto che rispecchia in maniera integrale il primo principio del PROUT: “A nessun individuo dovrebbe essere permesso di accumulare ricchezza materiale senza il chiaro permesso o l’approvazione del corpo collettivo“. La proprietà è Cosmica ed il territorio è un bene appartenente alla collettività, il luogo dove si esercita la sovranità popolare, concetto oltretutto che caratterizza l’antico Diritto Romano.
Va ripristinata la supremazia degli interessi Collettivi su quelli della proprietà privata. Lo Stato deve trovare nuovi strumenti che tutelino e vincolino il territorio, ripristinando il ruolo centrale del paesaggio come bene collettivo. Cultura. Storia, Ambiente e Memoria Collettiva contro la supremazia della Speculazione Edilizia e Finanziaria.
Il Masterpalan Paesistico-Ambientale per la riqualificazione del territorio
Molto prima dell’unificazione del Paese, gli Stati italiani sono stati i primi al mondo a dotarsi di regole e istituzioni pubbliche nell’ambito della salvaguardia del paesaggio e dei beni artistici e ambientali. L’Italia è stata la prima a integrare la tutela del paesaggio e del patrimonio culturale nei principi fondamentali della sua Costituzione. art.9 «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Nonostante questo bagaglio culturale sulla conservazione del paesaggio e del territorio, la politica continua a emanare decreti che di fatto distruggono il nostro patrimonio.
Sono necessari nuovi strumenti di tutela del paesaggio maggiormente vincolanti. Questi strumenti devono non solo determinare il valore giuridico e penale del territorio e della sua trasformazione ma anche garantire la tutela e conservazione del paesaggio. Tali attività devono essere trasformate in leggi che determinino un passaggio storico nell’amministrazione del territorio. Esistono già degli strumenti che dovrebbero dare delle direttive per la trasformazione del territorio come la tavola del Paesaggio del PTCP ( Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) , il vecchio PRG (Piano Regolatore Generale) dei Comuni e la Tavola delle Trasformabilità del PAT (Piano Assetto del Territorio). Questi strumenti di pianificazione però, si sono rivelati insufficienti per progettare la riqualificazione territoriale. E’ a nostro avviso necessario creare degli strumenti di pianificazione che vincolino il territorio a specifiche azioni e attività di tutela che andrebbero regolamentate per legge.
Uno di questi strumenti è il Masterplan Paesistico Ambientale che determina l’architettura del paesaggio di una determinata zona e può essere riferita amministrativamente ad un Comune e coordinata più ampiamente a livello di aree pari alle dimensioni delle nostre furono Province(?). Esso si basa su un’attenta analisi territoriale e delle tipologie paesaggistiche presenti nonché su uno studio approfondito dei principali strumenti di pianificazione vigenti ed in corso di adozione. Su queste basi verranno estrapolate le tematiche progettuali propedeutiche alla stesura del Masterplan derivanti dalla messa a sistema delle forti criticità e dalle numerose potenzialità presenti.
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Le fasce verdi già esistenti e quella da ripristinare o creare Il paesaggio agricolo e le aree rurali
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Il paesaggio urbano, centri storici e periferie
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Gli ambiti naturalistici, i corsi d’acqua, i laghi e le coste
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Le aeree dismesse o da bonificare che dovranno diventare elementi propulsori per un nuovo paesaggio
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Le discariche e le cave diventano invece occasioni per riqualificare un territorio fortemente a rischio per il metodo di sviluppo finora utilizzato
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Il ruolo delle infrastrutture e delle aree industriali
Il Masterplan paesistico-ambientale analizza ed individua:
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Le criticità territoriali in atto
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Le criticità territoriali in progetto
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Le potenzialità paesaggistiche del territorio
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Le potenzialità in previsione
Il Masterplan focalizza le tematiche progettuali:
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Le Mitigazioni
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Le Riqualificazioni Ambientali
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Le Fruizioni del territorio
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Le Compensazioni
Questi indirizzi saranno i motori d’avviamento progettuale per innescare un processo di riqualificazione che vedrà il potenziamento e la valorizzazione del disegno urbano, agricolo e del verde consentendone una fruizione diffusa. Zone rurali e nuclei storici, la vivibilità delle periferie diventeranno così le cellule di un organismo che ricuciranno un paesaggio oggi profondamente dissociato in un’ottica di sostenibilità ambientale.
Il Masterplan Paesistico-Ambientale prevede la copertura finanziaria di tutti i progetti dove sia la parte pubblica che quella privata daranno il loro contributo.
Il messaggio che questo nuovo strumento di pianificazione ambientale deve far passare è quello che occorre riappropriarsi correttamente del territorio e non per farci i centri commerciali. Considerato che l’agricoltura, il turismo culturale, eco-ambientale e gastronomico devono diventare stabilmente settori trainanti del paese, dovranno garantire circa il 40%; 50% dell’occupazione. Dobbiamo recuperare questa nostra vocazione rioccupando correttamente i territori, invece di correre dietro al miraggio dei centri commerciali e della cementificazione.
In questo scenario il ruolo degli agricoltori, può assumere un altro peso, non soltanto coltivatori di terra ma custodi di paesaggio, tornando ad essere protagonisti nella protezione del territorio, soprattutto laddove è oggetto di incuria ed abbandono.
E’ sulla base di questo principio che la valorizzazione del patrimonio rurale si dovrà basare su una vera e propria strategia di rianimazione che parte dall’attenta osservazione dello stato di fatto per recuperare la biodiversità, promuovere nuove soluzioni compatibili sia con la natura, sia con i processi agricoli, sia con il contesto sociale contemporaneo, quindi dichiaratamente sostenibili.
Nel Masterpalan Paesistico-Ambientale si sovrappongono tre processi che stanno alla base della ricerca della sostenibilità e della strategia di riqualificazione del territorio:
1. La coltivazione della terra e la produzione di servizi.
Coltivare la terra non soltanto per garantire la produzione di beni alimentari diversificati nel rispetto della natura ma anche coltivare per prendersi cura del patrimonio rurale, storico e culturale legato alle nostre campagne, coltivare per innescare un processo di qualificazione complessiva partendo da singole azioni concrete e sostenibili non solo dal punto di vista ambientale ma anche economico, ed infine coltivare per creare attrattività nei confronti di un paesaggio spesso impoverito dal degrado e dall’abbandono.
Produrre servizi garantendo la valorizzazione multifunzionale degli immobili e degli spazi aperti, creando strutture di accoglienza e fruizione, creando infrastrutture per la mobilità sostenibile. Il mondo rurale diventa multi-uso e le singole aziende agricole si evolvono garantendo servizi di agriturismo e ristorazione, si trasformano in fucine didattiche e di sperimentazione, si sviluppano in centri attrezzati per la fruizione del paesaggio rurale. L’utilizzo del sistema di cooperazione coordinata proposta dal Prout velocizzerà molto questo sistema che mette al centro degli interessi l’armonia tra le esigenze delle persone e quelle di tutte le altre forme di vita inanimate e animate di un dato territorio rurale.
2. La conservazione e riqualificazione delle Aree Urbane
– Conservazione e manutenzione dei centri storici garantendo le caratteristiche paesaggistiche attraverso una politica per la tutela del patrimonio storico-artistico. Vanno realizzati spazi per l’esercizio della cultura a tutti i livelli come biblioteche, teatri e spazi pubblici per l’esercizio di aggregazione socio culturale. Una particolare attenzione va data al patrimonio storico culturale attivando progetti sull’esperienza del concetto di Museo Diffuso per dare la possibilità non solo ai luoghi ma anche alla cittadinanza ed in particolar modo al mondo delle associazioni e del volontariato di conservare il patrimonio che ogni località detiene. I centri storici vanno rivitalizzati riempendoli di iniziative culturali che gli stessi abitanti produrranno.
– Le periferie e le aree altamente urbanizzate e abitate vanno ridisegnate attraverso lo studio specifico di architetture paesaggistiche che tengano conto per il residenziale non solo della dimensione di metri cubi per abitante ma anche dei metri quadrati di aree verdi per abitante. Inoltre vanno poste delle regole rigide per evitare il consumo del territorio e incentivare le aree verdi. Il Master Plan paesistico ambientale deve prevedere dei vincoli alle nuove costruzioni. Nelle aree urbanizzate va fatto obbligatoriamente il censimento aggiornato delle abitazioni e degli edifici commerciali sfitti o non abitati valutando la crescita antropica nell’arco degli ultimi dieci anni anche per evitare fenomeni inflattivi nel settore immobiliare. Questo permetterà non solo di evitare il consumo del territorio ma combatterà la speculazione edilizia e manterrà il prezzo delle case stabile.
Stessi principi che dovrebbero essere applicati per la aree industriali. Particolare attenzione va posta per le aree industriali dismesse ed i terreni che necessitano di bonifiche ambientali. Questi terreni dovranno essere ritornati all’agricoltura o al verde pubblico.
3. Efficienza energetica e riduzione del livello di emissioni di CO2
È importante tenere a mente che ogni nuovo progetto di sviluppo approvato nel Master Plan rappresenta un’opportunità per ridurre il livello di emissioni inquinati. Questo strumento deve provvedere, nel territorio di competenza, alla riconversione delle fonti di energia fossile in quelle meno inquinati ad energia rinnovabile. Premesso che a livello territoriale i maggiori consumi energetici, e le conseguenti emissioni, sono determinati dal settore privato (circa il 90% del totale), per raggiungere un obiettivo di riduzione delle emissioni, le politiche progettuali si devono concentrare sul coinvolgimento partecipativo della cittadinanza. Il 40% delle emissioni totali riguardano i sistemi di trasporto che dovranno essere razionalizzati. Soprattutto vanno previsti ed incentivati sistemi di mobilità lenta capaci di creare reti di piste ciclabili e aree pedonali nelle zone urbanizzate. L’Italia si deve dotare di sistemi di trasporto su rotaia efficienti, tecnologicamente all’avanguardia modernizzando la rete esistente in TAV e metropolitane di superficie. A questo proposito va preso come riferimento il REGOLAMENTO (UE) N. 1315/2013 orientamenti dell’Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti. Questo tipo di trasformazioni non porta solo benefici alla salute e all’ambiente ma anche all‘occupazione, agli investimenti e al reddito. Per fare un esempio concreto, secondo lo studio “European Cycle Route Network EuroVelo“, condotto dalla Direzione Generale per le politiche Interne del Parlamento Europeo nel 2012 l’impatto economico del cicloturismo è stato stimato in 2.295 milioni di viaggi, per un giro d’affari di 44 miliardi di euro all’anno. Il numero di pernottamenti ammonta attualmente a 20,4 milioni, con 9 miliardi di euro spesi annualmente. In Austria la Vienna- Passau con i suoi 320 km lungo il Danubio genera un indotto annuo di oltre 70 milioni di euro (225,000 euro/km/anno). In Germania, la pista lungo il fiume Elba, 840 km. genera indotti per 110.000 euro/km/anno. Il reddito aggiuntivo che può arrivare dalle tratte italiane di EuroVelo è di 2,05 miliardi di euro.
In ultimo per la mobilità ,in un prossimo oramai vicino futuro si dovrà puntare su quell’autentica rivoluzione dell’auto che è il motore elettrico. Iniziando progressivamente da motori ibridi o basso emissivi, al raggiungimento dell’utilizzo nei mezzi pubblici e privati interamente elettrici supportati da reti di rifornimento adatte allo sviluppo di questa tecnologia. I motori elettrici sostituiranno gli attuali motori a carburante fossile e altamente inquinanti contribuendo all’abbassamento delle emissioni nocive in atmosfera.
Il resto delle emissioni è provocato dagli insediamenti domestici ed industriali. La riqualificazione energetica delle nostre case passa dall’adozione di interventi edilizi basso emissivi, l’utilizzo di tecnologie eco efficienti e sistemi di produzione dell’energia da fonti rinnovabili. Uno dei ruoli del Master Plan Paesistico Ambientale deve essere quello di motore propulsore per l’abbattimento totale delle fonti inquinanti fossili in un determinato territorio e per questo, è importante valutare l’efficienza energetica e la riduzione delle emissioni per tutti .
Il Mater Plan Paesistico Ambientale, che interpreta nel concetto e nella pratica attuativa i 5 Principi Fondamentali del PROUT, potrà diventare un autentico volano economico per l’occupazione, rivitalizzando settori come l’agricoltura, le industrie alimentari, la riqualificazione edilizia , l’energia, il turismo e le infrastrutture basso emissive.
L’applicazione del Mater Plan Paesistico Ambientale va convertito in legge dello Stato non solo per vincolare il territorio ad una pianificazione futura di salvaguardia ma perché garantirà la massima utilizzazione e non lo sfruttamento di tutte le risorse del territorio, ponendo un serio e concreto equilibrio tra esigenze economiche, qualità della vita e salvaguardia dell’ambiente.